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Padre Alessandro Pizzi La sua vita

I primi anni di vita

INFANZIA E GIOVENTU'

Alessandro Pizzi nasce a Ricengo, piccolo paese di circa 1000 anime, in provincia di Cremona, il 19 Luglio 1939 da Francesco e da Carla Dominoni, terzo di quattro figli, due fratelli e una sorella. Frequenta le scuole elementari in paese e nonostante l’invito del papà a continuare gli studi, egli preferisce, figlio di coltivatori diretti, lavorare nell’azienda paterna aiutando il papà e il fratello maggiore.

La sua giovinezza trascorre fra il lavoro nei campi e nella stalla, giocando a football, cavalcando la bicicletta sfidando gli amici sulle strade della campagna cremasca.

Partecipa attivamente alla vita parrocchiale sia come chierichetto, sia come educatore degli aspiranti nell’Azione Cattolica, allora molto fervente in paese.

È un trascinatore di anime riuscendo a formare un gruppo affiatato di ragazzi per una squadra di calcio partecipando così anche a diversi tornei, portandoli alla vittoria.

Nel 1957 partecipa per un anno a corse ciclistiche, con impegno agonistico.

Dal 1958 al 1960 passa al calcio nella squadra del Crema. Viene invitato anche nelle società superiori.

Father Alex a combonian missionary celbrate the Sunday mass in Opit Idp's, camp where 51.000 displaced people live. January 2006, Gulu district.
Gli anni di scuola e la crescita spirituale

STUDIO E DEVOZIONE

Ma ormai il suo obiettivo è un altro.

Ogni tanto partiva solo in bicicletta e tutti pensavano che avesse la fidanzata (la morosa) in qualche paese, ma poi si scoprì che la Madonna di Caravaggio e la piccola chiesa del cimitero locale, il Cantuello, erano le sue mete dove poteva raccogliersi solo, a pregare e meditare.

Già da mesi, aiutato spiritualmente dall’allora parroco Don Mario Maccalli e dal Padre superiore dei comboniano di Crema, aveva intrapreso questo cammino all’insaputa di tutti.

La sua volontà era entrare nell’ordine comboniano semplicemente come fratello, a servizio degli ultimi, e partire subito per la missione.

Ma i superiori, capendo le sue capacità, lo invitano caldamente a riprendere gli studi per diventare sacerdote.

La notizia che Sandro sarebbe diventato un missionario coglie il paese con stupore e ammirazione.

Il 1° Agosto 1961 parte per Angolo (Bergamo), per un ritiro, presso il Seminario dei Padri Comboniani. A Settembre torna a Crema, sempre presso il Seminario, inizia la scuola media e in due anni ottiene la licenza di terza media, prosegue il liceo raggiungendo la maturità.

Fu un sacrificio enorme riprendere a vent’anni lo studio e cimentarsi con il latino. Ma Egli aveva 3 alleati: la forza di volontà, l’aiuto della preghiera e della Madonna, la parola confortatrice dei superiori.

Durante le vacanze estive a Ricengo lo si vedeva pilotare il suo amico trattore, lavorare nella sua azienda e nelle ore più calde entrare in chiesa per le pratiche di pietà.

Tempo rubato al tempo.

La sera, non ancora stanco, in mezzo ai giovani e ai ragazzi per giocare al pallone dove la sua presenza era ricercata come le corse in bicicletta.

Dopo una giornata di lavoro inforcava la bicicletta per partire verso Bergamo – Pejo – Tonale – Bratto – Schilpario, qui sapeva di trovare amici o parenti che lo aspettavano a braccia aperte. Questo nella sua mente era senz’altro un allenamento in vista dei paesi di missione che desiderava ardentemente raggiungere.

Così passano gli anni: sette presso il seminario comboniano a Crema, uno a Gozzano (No), uno in Inghilterra, due a Roma per completare gli studi di teologia, poi ancora uno in Inghilterra per imparare la lingua.

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E' tempo di abbracciare la sua Africa

SACERDOZIO E MISSIONE

Gennaio 1973 varca l’oceano per la terra d’Uganda con lo stesso entusiasmo e lo stesso sorriso che lo ha sempre accompagnato in tutta la vita.

Il 13 Gennaio 1974 il Vescovo Ugandese, Monsignor Cipriano lo consacra Diacono nella Cattedrale di Gulu. La sua parrocchia d’origine, Ricengo, lo attende con ansia, con affetto e preghiere in preparazione alla sua consacrazione.

Domenica 21 Aprile 1974 alle ore 10 nella chiesa di San Pietro, dove ha ricevuto gli altri sacramenti, è consacrato SACERDOTE da Sua Ecc. Mons. Carlo Manziana.

Concelebra la prima messa con il suo vescovo e con i parroci che lo hanno aiutato a raggiungere l’importante traguardo. Grande è la commozione di tutto il paese e molte persone dei paesi vicini hanno voluto essere presenti.

Il 28 Maggio saluta tutti con il sorriso di sempre, con lo stesso entusiasmo e con la stessa “febbre del mal d’Africa”.

Si ripetono i saluti, le emozioni, gli abbracci all’aeroporto di Linate, poi scompare nel cielo, oltre le nuvole, e per chi resta un groppo in gola. Si aspettano con ansia sue notizie e i suoi rientri in patria che, inizialmente, saranno ogni 5 anni.

Le sue missioni dove ha lavorato sono Nomakore, Padibe, Padongo, Pajule, poi infine ad Opit (tutte nella Diocesi di Gulu), dove rimarrà fino alla fine.

Poco si sa del suo lavoro in Terra d’Africa, essendo molto riservato. Preferiva eludere le domande, che gli si rivolgevano, con un sorriso o cambiando argomento.

Dopo le sue pratiche religiose inforcava la sua vecchia bicicletta per visitare le cappelle della missione sparse in mezzo alla foresta. Dava conforto e portava la comunione agli anziani ammalati, aiuto spirituale e materiale alla gente che qui vive.

Amava vivere in mezzo a loro: povero tra i poveri. Egli diceva: “Mangiamo quello che troviamo e quando lo troviamo”.

Poi la sera, tornando alla sua missione di Opit, riprendeva qui il lavoro nella fattoria che aveva realizzato sfruttando l’esperienza della sua vita in famiglia. Aveva polli, tacchini, maiali e anche gazzelle per avere qualcosa da sfamare la sua gente.

Dall’Italia gli inviavano pacchi di generi alimentari e abbigliamento che distribuiva generosamente.

Father Alex is saying a prayer after visiting Amogn Betty age 29, she is Hiv positive and has three children, her husband is still negative.Opit camp, January 2006, Gulu district.
La malattia e le guerre in Africa

LE SOFFERENZE

Assisteva con medicinali, sempre inviati dall’Italia, gli ammalati di AIDS-HIV dell’ospedale di Gulu, i bambini e neonati con il latte in polvere inviatogli da un gruppo di amici del CIAD di Crema.

Lui pure, ammalatosi di malaria, malattia tipica di questa terra, è ricoverato presso questa struttura. Però non ne fa un dramma e, passata la febbre, riprende con energia e con il sorriso il suo lavoro.

Nel 1981, durante la dittatura di Amin, la sua missione è stata invasa dai ribelli e molte persone, specialmente giovani e ragazze, sono state rapite.
Diverse volte è stato oggetto da parte dei ribelli, di atti di oltraggio e di vandalismo nelle varie missioni e anche la sua povera cameretta è stata distrutta.

La guerriglia infinita tra i ribelli dell’esercito di resistenza del signore (LRA) e le truppe del governo di Kampala, rende sempre più drammatica la situazione nel nord Uganda.

Padre Sandro (Alex per il suo popolo Acholi) nel Settembre 2002, è rapito insieme ad un confratello e diverse donne e ragazzi della sua missione.
Ore di ansia per tutti.

Dopo averli fatti camminare senza acqua né cibo per 40 Km, dopo circa 36 ore, sono lasciati liberi senza alcun riscatto in mezzo alla foresta, distrutti e malati, tornano al loro villaggio.

Ma Lui non si è mai fermato né di fronte alle guerre né alle malattie.
Anche la sua forte fibra, a seguito delle privazioni, degli spaventi e delle malattie di cui è circondato incomincia a cedere e i suoi rientri in Italia sono più frequenti.

A periodi subisce diversi interventi e i medici che lo hanno in cura gli consigliano più volte di non ripartire. I famigliari e tutti coloro che lo conoscono gli ripetono che anche in Italia può fare tanto, ma, con il solito sorriso, dice che la terra d’Uganda (per morire) è uguale a quella italiana.
Quando torna a casa, tutti lo vogliono per una parola, un sorriso o una semplice cena e gli aprono con gioia la porta, il cuore e persino il portafoglio perché sanno che quello che gli offrono Lui lo saprà moltiplicare per il suo popolo Acholi.

Oltre alla diffusione del Vangelo della pace e dell’amore, il suo scopo è quello di salvare i suoi ragazzi, di offrire loro, e all’inerme popolo ugandese, un futuro di speranza. Prosegue l’opera di adozione a distanza di giovani studenti e vuole recuperare i ragazzi che sono riusciti a fuggire dai guerriglieri affinché possano riprendere la vita quotidiana.

Invita i cremaschi perché lo aiutino nel nuovo progetto agricolo-tecnico affinché questi ragazzi diventino agricoltori, falegnami o muratori per ricostruire ciò che durante la guerriglia (terminata nel 2006) è andato distrutto.

Durante l’ultimo rientro in famiglia nel Marzo 2009 era molto deperito, con un volto scarno da far paura, aveva contratto tutte le malattie possibili e immaginabili, ma il sorriso e l’entusiasmo per il suo popolo Acholi era alle stelle ed era ansioso di tornare ad Opit, perché ormai quella era la sua famiglia.
Il 21 Aprile 2009 festeggia il 35° anniversario di consacrazione.

I primi di Giugno del 2009 riprende l’aereo per tornare in Uganda e al nipote che lo accompagna all’aeroporto, dirà: “ non so se ci rivedremo, confidiamo nel Signore”.

Era questo un presentimento? Passò l’estate le notizie erano sempre le stesse, stava bene ed era felice.

Brother Alex and Esther the care giver with Akelo Florence,a women with aids, age 29 her husband Obira Michael is also affected they have two children which might also have Hiv. Opit Idp's camp, Gulu district. North Uganda.
La malattia e le guerre in Africa

UN INCIDENTE FATALE

La sera del 4 Ottobre 2009 alle ore 20 parla al telefono con un fratello dicendo che tutto andava bene e non aveva bisogno di niente.

Dopo 24 ore, la sera del 5 Ottobre 2009, con una telefonata da Roma, Monsignor Filippi, da poco nominato vescovo e a Roma per il Concistoro dei vescovi africani, comunica allo stesso fratello che Padre Alex (Sandro), colpito alla gamba da una gazzella, da lui allevata nel suo villaggio, a seguito di una cornata all’arteria femorale è morto dissanguato in pochi istanti.

La notizia lascia i famigliari smarriti e, diffusa a macchia d’olio, sconvolge non solo il suo paese ma Crema e il popolo cremasco. Il Vescovo di Crema, Monsignor Cantoni, invia subito in Uganda, due sacerdoti cremaschi, in sostituzione dei famigliari impossibilitati a partecipare, per le esequie.

A seguito della sua volontà, espressa più volte, il corpo rimane sepolto nella sua missione di Opit, in Uganda.

Ora in suo ricordo e per continuare la sua opera, nell’aiutare il popolo Acholi, com’era suo desiderio, è stata costituita il 1° Aprile 2010, l’“ASSOCIAZIONE PADRE SANDRO PIZZI”. Oggi è formata da circa 30 persone, ma aperta a tutti coloro che vogliono continuare a sostenere la sua opera: aiutare i ragazzi negli studi, gli ammalati di HIV/AIDS, le mamme vedove e i bambini orfani a crescere.

Il motto che ci ha lasciato:

“QUANTA GIOIA SI PROVA NEL CUORE
QUANDO SI ABBRACCIA L’AFRICA CON AMORE,
CON LE SUE GIOIE E LE SUE SOFFERENZE”.

Possiamo terminare con le parole stesse di P. Alessandro che, quando la malattia si era ormai manifestata, scriveva da Ricengo: “Sono tanto, tanto contento del dono della fede che Dio mi ha concesso. Lo ringrazio anche del dono della preghiera e della gioia, che ha impresso nel mio cuore e del dono del servizio verso i più deboli, specialmente verso gli ammalati… A tutti il mio grazie per avermi aiutato. A tutti chiedo perdono per aver mancato. A tutti un forte abbraccio e arrivederci, chi presto, chi tardi”.

 

Questa fu la straordinaria vita di Padre Alessandro Pizzi (1939-2009).

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