Assisteva con medicinali, sempre inviati dall’Italia, gli ammalati di AIDS-HIV dell’ospedale di Gulu, i bambini e neonati con il latte in polvere inviatogli da un gruppo di amici del CIAD di Crema.
Lui pure, ammalatosi di malaria, malattia tipica di questa terra, è ricoverato presso questa struttura. Però non ne fa un dramma e, passata la febbre, riprende con energia e con il sorriso il suo lavoro.
Nel 1981, durante la dittatura di Amin, la sua missione è stata invasa dai ribelli e molte persone, specialmente giovani e ragazze, sono state rapite.
Diverse volte è stato oggetto da parte dei ribelli, di atti di oltraggio e di vandalismo nelle varie missioni e anche la sua povera cameretta è stata distrutta.
La guerriglia infinita tra i ribelli dell’esercito di resistenza del signore (LRA) e le truppe del governo di Kampala, rende sempre più drammatica la situazione nel nord Uganda.
Padre Sandro (Alex per il suo popolo Acholi) nel Settembre 2002, è rapito insieme ad un confratello e diverse donne e ragazzi della sua missione.
Ore di ansia per tutti.
Dopo averli fatti camminare senza acqua né cibo per 40 Km, dopo circa 36 ore, sono lasciati liberi senza alcun riscatto in mezzo alla foresta, distrutti e malati, tornano al loro villaggio.
Ma Lui non si è mai fermato né di fronte alle guerre né alle malattie.
Anche la sua forte fibra, a seguito delle privazioni, degli spaventi e delle malattie di cui è circondato incomincia a cedere e i suoi rientri in Italia sono più frequenti.
A periodi subisce diversi interventi e i medici che lo hanno in cura gli consigliano più volte di non ripartire. I famigliari e tutti coloro che lo conoscono gli ripetono che anche in Italia può fare tanto, ma, con il solito sorriso, dice che la terra d’Uganda (per morire) è uguale a quella italiana.
Quando torna a casa, tutti lo vogliono per una parola, un sorriso o una semplice cena e gli aprono con gioia la porta, il cuore e persino il portafoglio perché sanno che quello che gli offrono Lui lo saprà moltiplicare per il suo popolo Acholi.
Oltre alla diffusione del Vangelo della pace e dell’amore, il suo scopo è quello di salvare i suoi ragazzi, di offrire loro, e all’inerme popolo ugandese, un futuro di speranza. Prosegue l’opera di adozione a distanza di giovani studenti e vuole recuperare i ragazzi che sono riusciti a fuggire dai guerriglieri affinché possano riprendere la vita quotidiana.
Invita i cremaschi perché lo aiutino nel nuovo progetto agricolo-tecnico affinché questi ragazzi diventino agricoltori, falegnami o muratori per ricostruire ciò che durante la guerriglia (terminata nel 2006) è andato distrutto.
Durante l’ultimo rientro in famiglia nel Marzo 2009 era molto deperito, con un volto scarno da far paura, aveva contratto tutte le malattie possibili e immaginabili, ma il sorriso e l’entusiasmo per il suo popolo Acholi era alle stelle ed era ansioso di tornare ad Opit, perché ormai quella era la sua famiglia.
Il 21 Aprile 2009 festeggia il 35° anniversario di consacrazione.
I primi di Giugno del 2009 riprende l’aereo per tornare in Uganda e al nipote che lo accompagna all’aeroporto, dirà: “ non so se ci rivedremo, confidiamo nel Signore”.
Era questo un presentimento? Passò l’estate le notizie erano sempre le stesse, stava bene ed era felice.